Corrosività degli oli

corrosività olii

Con il termine zolfo corrosivo si fa genericamente riferimento alle proprietà corrosive di alcune tipologie di oli che hanno causato, e continuano a causare, numerosi guasti alle apparecchiature elettriche (trasformatori, reattori, ecc.) nelle reti di tutto il mondo.

La principale causa di questa corrosività  è stata individuata proprio dalla R&S Sea Marconi nel 2005; attraverso una innovativa tecnica analitica il nostro laboratorio ha sorprendentemente identificato la molecola di DBDS (dibenzildisolfuro) negli oli naftenici prodotti dal 1993 al 2009.
Questo additivo, aggiunto negli oli durante il processo di raffinazione per migliorarne la stabilità all’ossidazione, tende a combinarsi con il rame presente nel trasformatore formando solfuro di rame; questo composto si deposita sulle superfici in rame, di cui sono fatti gli avvolgimenti, in maniera simile alla ruggine.


Il solfuro di rame tende poi a distaccarsi dal rame e a circolare pericolosamente nell'olio depositandosi progressivamente all'interno delle carte isolanti, altamente porose.
L’evolversi naturale di questo fenomeno è il cedimento dell'isolamento  fino all’arco elettrico ed il guasto, con conseguenti danni diretti  (perdita della macchina) ed indiretti (perdita di produzione). Il processo si manifesta in modo diverso a seconda del tipo di olio e in tempi diversi in funzione della temperatura e delle modalità di esercizio del trasformatore.

La nostra R&S, negli ultimi mesi, ha inoltre evidenziato come vi siano enormi problemi legati alla corrosività anche in oli non naftenici e comunque prodotti anche prima del 1993: per questo motivo Sea Marconi classifica gli oli corrosivi in 4 diverse tipologie:

  • C1- Corrosione con DBDS
  • C2- Corrosione senza DBDS
  • C3- Corrosione da sottoprodotti di degrado dello Zolfo
  • C4- Corrosione da metalli non solforati.

 

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